La casa della Sibilla
Verso la fine della guerra, a Lerici, venne abbattuta un grossa porzione del borgo antico. Tra le case che andarono distrutte ve ne era una particolare: una casa dove la gente diceva si sentissero strani rumori e dove pare accadessero cose paurose. Era questa l’ultima casa verso il molo e in una stanza vi era un quadro, o forse un affresco, rappresentante una figura femminile con gli occhi fiammeggianti che, nella credenza popolare, era diventata una Sibilla. Alla domanda precisa su chi fosse questa Sibilla, mia nonna, depositaria della storia, mi aveva risposto: “ L’è a mogè der diavo “e fu cosi sistemato anche lo stato civile del demonio. Si diceva che tutti coloro che avevano preso alloggio in quella casa se ne fossero andati terrorizzati dopo pochi giorni, e la fantasia della gente costruiva storie sempre più allucinanti intorno a questa casa vuota e con tutti i vetri rotti. La storia però non finisce qui: quel quadrilatero di case, compresa quella stregata, fu abbattuto e sul posto rimase per qualche anno un cumulo di macerie. Esattamente in quella zona accaddero alcuni fatti per lo meno inquietanti. Un uomo rimase folgorato mentre tirava in secco una barca a vela: le sartie su cui faceva forza andarono a contatto con i fili aerei dell’alta tensione. Poco tempo dopo mentre un ragazzo cercava di disinnescare un proiettile tra le macerie, questo gli esplose tra le mani amputandogli alcune dita. Ancora nel tentativo di disinnescare un proiettile perse la vita un rottamaio che aveva il magazzino in un anfratto ricavato tra i ruderi. A questo punto la credenza popolare era ormai sicura che la Sibilla si stesse implacabilmente vendicando. E così quando, sempre nella medesima zona, una notte di fine anno un ragazzo perse un paio di dita nell’accidentale esplosione di un petardo, qualcuno giurò di aver visto un grosso gatto nero, con in bocca le dita amputate, fuggire verso le macerie. Molti, sicuramente, furono indotti a pensare che fosse lo spirito della Sibilla che continuava a vendicarsi. Poi le macerie furono rimosse e non accaddero più fatti del genere, fino a che….
Giuseppe Milano
Giuseppe Milano